Una mela al giorno toglie il medico di torno?
Non sempre e non a tutti…
E’ quanto ci siamo detti nell’ultimo articolo del nostro blog, dove abbiamo iniziato a conoscere i FODMAPs (Fermentable Oligosaccharides, Di- and Monosaccharides, And Polyols) e alcuni degli alimenti che li contengono in maggiore quantità.
Abbiamo anche visto che i FODMAPs sono dei prebiotici che possono promuovere il benessere del nostro intestino, andando a nutrire determinate specie batteriche che vi “abitano”. Tuttavia, alcune persone risultano particolarmente sensibili a questi composti, riportando svariati disturbi a livello intestinale in seguito all’ingestione di alimenti che ne sono particolarmente ricchi.
Ma perchè accade questo?
Provate a pensare, quale potrebbe essere la conseguenza diretta del lieto banchetto dei batteri con i FODMAPs? Ma certo! La loro rapida fermentazione, lo dice anche il nome, e questa porta alla produzione di gas che, se eccessiva, può causare gonfiore, flatulenza, diarrea e/o costipazione.
A ciò si aggiunge il fatto, meno ovvio, che i FODMAPs (in particolare il fruttosio, il lattosio e i polioli) sono molecole di piccole dimensioni e, durante il tempo in cui permangono nel nostro intestino tenue, richiamano acqua per osmosi. Questo effetto determina la distensione dell’intestino che, nei soggetti più sensibili, viene avvertita come dolore addominale e gonfiore.
Piacevole? Non proprio.
Lo sanno bene i pazienti a cui è stata diagnosticata la cosiddetta Sindrome da Intestino Irritabile (IBS).
Proprio per aiutare questi pazienti nella gestione dei disturbi intestinali, i ricercatori della Monash University a Melbourne, in Australia, hanno sviluppato la cosiddetta Low FODMAPs diet (LFD), ovvero un regime alimentare controllato che prevede un’iniziale riduzione dell’assunzione di cibi ad alto contenuto di FODMAPs, sostituiti da alternative con un contenuto più basso, e una loro successiva re-introduzione graduale. Lo scopo di questa dieta è quello di ridurre i sintomi che i pazienti con IBS avvertono, ma soprattutto individuare quei cibi che li scatenano e la soglia individuale di tolleranza, molto variabile tra persone diverse.
L’approccio LFD attualmente risulta efficace nel miglioramento dei sintomi intestinali e della qualità della vita nel 52–86% dei pazienti che soffrono di IBS e si sta valutando la sua potenziale applicazione anche nel trattamento della Sensibilità al Glutine Non Celiaca (NCGS) e in altre sindromi con sintomi gastro-intestinali e non solo.
Ma possiamo intraprendere da soli una dieta di questo tipo?
La risposta è no.
Una dieta Low FODMAPs va intrapresa sempre e solo sotto la guida di un professionista del settore, per un periodo di tempo limitato ed evitando l’esclusione di intere categorie di alimenti, per non incorrere in carenze nutrizionali importanti e compromettere la salute del nostro intestino.
E i casi che non rispondono a questa dieta? Diversi studi dimostrano che ancora una volta il microbiota intestinale ha un ruolo nel determinare l’efficacia di questo approccio.
Non c’è da stupirsi, vero?
Noi di Microbioma Italiano lo sappiamo bene e per questo motivo abbiamo integrato il nostro nuovo report Evo con l’analisi del potenziale del microbiota nella fermentazione dei FODMAPs. Il risultato del test fornisce un’indicazione su quale classe di alimenti assumere con maggiore attenzione poichè potrebbe risvegliare la voracità dei batteri intestinali.
Ho sperimentato questa analisi anche su me stessa e nei prossimi mesi vi racconterò come è andata.
A presto per parlare ancora di microbiota e nutrizione!
Ilena Li Mura, PhD
Low-FODMAP Diet for Irritable Bowel Syndrome: What We Know and What We Have Yet to Learn. Liu J et al 2020; Annual Review of Medicine.
Low FODMAP Diet: Evidence, Doubts, and Hopes. Bellini et al 2020; Nutrients.