LA RIVINCITA DELL’ORTO

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Quel colore verde fastidio che ci trovavamo nel piatto quando eravamo piccoli per cui non potevamo che fare una faccia schifata. VERDURA! Ci si tappava il naso, si apriva la bocca, si masticava il più velocemente possibile per evitare il rischio di rigetto. Ma la mamma insisteva e insisteva… “mangia la verdura che fa bene!!!”. Seppur a malincuore bisogna ammettere: quanta saggezza nelle mamme! La verdura fa proprio bene, lo dice anche il nostro microbiota. Le fibre che compongono le pareti cellulari verde fastidio, infatti, sono fondamentali per un corretto bilanciamento del nostro microbiota, in quanto ne promuovono la ricchezza e la stabilità. E ricchezza è un termine fondamentale quando si parla di un ecosistema complesso e variegato come quello che risiede nel nostro intestino. Come in una moderna società, infatti, la biodiversità è un bene prezioso specialmente quando la collaborazione tra organismi diversi viene messa al servizio di un bene superiore. Ogni batterio ha le sue capacità e le sue funzioni: la ricchezza in specie batteriche è essenziale perché fa sì che tanti microrganismi diversi mettano a disposizione tutta la loro conoscenza genetica per una efficace digestione.

Insomma: più verdura, più batteri. Più batteri, più salute. Più verdura, più salute. La proprietà transitiva intestinale.

Dall’orto ai batteri

Poco tempo fa è stato studiato il microbioma di persone onnivore, vegetariane e vegane, notando che quello che faceva cambiare il microbiota tra un’abitudine alimentare e l’altra era il rapporto tra alcuni gruppi batterici più abbondanti, i Bacteroidetes ed i Firmicutes. I primi solitamente erano più comuni nei mangiatori di fibre; invece i Firmicutes, se in proporzione più abbondanti dei Bacteroidetes, erano più comuni nell’intestino di persone onnivore. Inoltre il genere Prevotella, che normalmente è associato con un buono stato di salute, aumentava con l’assunzione di fibre mentre il genere Ruminococcus diminuiva con l’aumentare dell’assunzione di fibre. Fin qui nulla di speciale; la dieta è il sistema che più influisce sulla composizione batterica. Infatti con l’alimentazione selezioniamo i batteri che preferiscono certi cibi piuttosto che altri. Ma come facciamo a dire che qualcosa sia più salutare di qualcos’altro?

Dai batteri alla salute

Molte delle sostanze che emettiamo o che circolano per il nostro corpo sono prodotte dai nostri piccoli ospiti. Come noi respirando emettiamo anidride carbonica, loro emettono numerosissimi composti che comunicano con le cellule del nostro corpo. Tra questi gli SCFAs, dei tipi particolari di acidi grassi, sono prodotti dal minuzioso smantellamento degli zuccheri operato dai batteri e, tra gli altri effetti, sono utilissimi per il buon funzionamento delle cellule dell’intestino. La Prevotella produce grandi quantità di SCFAs, tagliuzzando finemente le fibre, che sono costituite proprio da zuccheri.

Un altro composto molto comune è il TMAO (ossido di trimetilamina) che invece è prodotto dalla scomposizione di molecole come la carnitina che, come dice il nome, si trova principalmente nella carne. Questo prodotto è molto comune in patologie come l’aterosclerosi e correla con patologie croniche ed infarto cardiaco. Questo composto è significativamente meno abbondante (sebbene non assente) in persone che seguono una dieta vegana e vegetariana.

Dall’orto alla salute

Nel complesso questi studi ci ricordano che una dieta ricca di fibre, frutta, verdura e cereali, che fan parte della nostra invidiata alimentazione mediterranea, sembra essere una scelta molto salutare, perchè arricchisce il nostro microbioma e ottimizza le funzioni intestinali.

Detto questo, una bella bistecca ogni tanto non ce la toglie nessuno ma, come al solito, l’importante è non esagerare. E dare ascolto alle nostre mamme.


 

De Filippis et al., (2015). High-level adherence to a Mediterranean diet beneficially impacts the gut microbiota and associated metabolome. Gut doi:10.1136/gutjnl-2015-309957

Tap, J., et al., (2015). Gut microbiota richness promotes its stability upon increased dietary fibre intake in healthy adults. Environ Microbiol, 17: 4954–4964. doi:10.1111/1462-2920.13006